ilariapuglia

mai più dietro un pilastro

Io odio capere e inciucesse. Pensate a vivere la vostra vita

Io odio chi non si fa i fatti suoi. Tipo la tabaccaia sotto casa mia, che appena arriva maggio, puntuale tutti gli anni e tutte le mattine, mi aspetta fuori il negozio alle 8 precise per la solita domanda retorica: “Ancora a scuola, questi poveri bambini?”, tanto che ormai, mentre la mando mentalmente a quel paese le sorrido persino.
Io odio chi non si fa i fatti suoi. Tipo le signore che quando vedono una mamma che cammina per strada col pargolo urlante nel passeggino perché fa i capricci si ergono a paladine di tutti i bambini del mondo. E allora giù con quelle frasi da impiccagione istantanea tipo: “Signora, suo figlio piange”. Come se una non si accorgesse delle urla da pazzo del suo bambino. Oppure “forse ha bisogno di bere”, dopo che tu hai provato a cambiargli il pannolino, dargli il biberon, comprato da mangiare, un giocattolino, riempito di baci e di tutte le coccole del mondo, hai provato persino a sgridarlo, per farlo stare zitto, ma niente. O anche “provi a dondolarlo un po’” che tu vorresti solo dirle “ma perché non vai a dondolarti un po’ lontano da qui, vecchia bacucca, prima che ti faccio dondolare io tutti i denti?”.
Io odio chi non si fa i fatti suoi. Tipo che tu scrivi un post sibillino su Fb e il ficcanaso di turno ti scrive in privato per chiederti: “Che intendi? Con chi ce l’hai?”. E se volevo dirlo a qualcuno lo venivo a dire proprio a te?
Io odio chi non si fa i fatti suoi. Tipo che sei al ristorante, e capiti con il tavolo accanto alla scalinata di accesso alla sala, e quelli che salgono per vedere se c’è posto si fermano vicino a te che mangi i paccheri alla genovese di pesce e allungano il collo quasi nel piatto tuo per capire cosa c’è. Un menu quando ti siedi, no?
Io odio chi non si fa i fatti suoi. Tipo che tu butti la spazzatura, e quelli vengono a vedere cosa si scorge dalla trasparenza del sacchetto. O il portiere che legge le intestazioni della tua posta per capire chi è che ti scrive, o il giardiniere che ti domanda ogni mattina cosa farai della tua giornata, o la signora del piano di sotto, alla quale non hai mai rivolto la parola se non per un “buongiorno” e che invece se la incontri sa tutto di te (hai parlato con il postino, portiere e il giardiniere, eh?). Io odio le capere, le inciucesse, anche al maschile, i curiosi del macabro, gli amanti della cofecchia e del pettegolezzo. Chi, semplicemente, non pensa a vivere la propria vita ma guarda sempre a quella degli altri. Riempitela la vostra vita, di qualcosa per cui valga la pena vivere. Non vivete sempre la vita degli altri. Liberatevi. E liberate noi, soprattutto. Di voi.

(da http://www.paralleloquarantuno.it)

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