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mai più dietro un pilastro

Io odio quelli dell’innamoramento facile. Navigano a vista nella futilità

Io odio quelli dall’innamoramento facile. Quelli che perdono la testa per una canzone, una parola, un nuovo amico, un calciatore e ogni volta è come se si accontentassero delle briciole. Quelli che puoi anche regalargli un castello di carte disegnate apposta per loro, con i colori dell’arcobaleno, le note che preferiscono, i disegni più estrosi e naif del mondo, ma loro ci vedranno sempre, dentro, nient’altro che grigio. Perché sono innamorati del nuovo amico, della nuova canzone, della nuova parola o del nuovo calciatore e non vedono altro. Salvo poi prenderla a quel servizio perché l’innamoramento dura quanto il battito di ciglia nel loro oggetto dell’amore.
Io odio quelli dall’innamoramento facile. Quelli che sono tutti cuoricini e la vita in rosa ma non si accorgono di quanto poco hanno accanto quando si fermano a fare di conto. Ah, già, ma quelli dall’innamoramento facile non fanno mai di conto.
Io odio quelli dall’innamoramento facile perché hanno la memoria corta, mentre la gratitudine e la riconoscenza sono tra le virtù più preziose del genere umano, una pietra miliare da scolpire nella storia, un granello intarsiato in una memoria da elefante, quella che, appunto, loro non hanno.
Io odio quelli dall’innamoramento facile perché non hanno ricordi, il muro del giardino della loro casa è liscio e senza rughe e senza crepe. Ma ogni muro, quando ci passi la mano, ti parla e ti canta e con i suoi fossi, i suoi angoli, la sua ruvidezza e la sua morbidezza ti danno il senso del tempo. E invece il muro di quelli dell’innamoramento facile è liscio come la pelle di un bambino, perché è un muro debole che non ha messo radici, è come il muro della baracca dei tre porcellini perché basta un soffio di vento, un’alzata di spalle dell’innamorato momentaneo perché tutto crolli e per terra restano briciole.
Io odio quelli dall’innamoramento facile perché hanno una vita vuota, piena di buchi da riempire, di cocci che non vanno mai al loro posto, di crepe, come tazzine sbreccate ma non come quelle tazzine che durano da secoli e la sbreccatura le fa diventare preziose, no, come quei vecchi piatti scheggiati che quando vengono ospiti a cena ti vergogni di tirare fuori. E che, per questo, non partecipano mai ai pasti buoni, ma solo a quelli di servizio.
Io iodio quelli dall’innamoramento facile perché usano i superlativi, perché è tutto “issimo”, tutto in discesa, perché contrabbandano la loro felicità come universale, come fosse il vaiolo, che devi per forza contagiarti altrimenti sei un imbecille.
Io odio quelli dall’innamoramento facile perché si offrono all’inganno altrui senza nemmeno un velo di protezione. E gli piace essere ingannati. Anzi, cercano i loro aguzzini, li venerano, innamorandosene, e, dopo, restano a leccare loro i piedi e le mani mentre continuano a leccarsi le ferite.
Io odio quelli dall’innamoramento facile perché nel loro essere ottenebrati dall’innamoramento si perdono un sacco di cose, e un sacco di pezzi per la strada, e un sacco di sorrisi e parole importanti, e richieste e offerte, il meglio insomma. E perché, in fin dei conti, sono dei superficiali.
Iodio quelli dall’innamoramento facile perché non sono stupidi, hanno capito che la vita è un’arrampicata che ti graffia e ti spacca il cuore e pensano di rifugiarsi nel superlativo quotidiano come ovatta sulle ferite, come cloroformio contro il dolore. Loro fanno finta di vivere la felicità fior da fiore. In realtà fuggono, fuggono sempre. Perché se sei superficiale fuggire è un modo per non sentire più dolore.

(da http://www.paralleloquarantuno.it)

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