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mai più dietro un pilastro

Per il soprintendente la piazza è di tutti. Tranne Palazzo Reale

E nel giorno in cui in piazza Plebiscito si celebra la democrazia partecipata di Springsteen, con un uomo di 63annienonsentirli che si beve a colazione anche un ventenne, cantando per tre ore e un quarto ininterrottamente, senza neppure bere un sorso d’acqua e interagendo continuamente con il suo pubblico, in un’esplosione di gioia, rabbia, dolcezza ed energia, a Napoli qualcuno si accorge che la piazza avrebbe dovuto essere pubblica, che il concerto non è stato democratico. Sprinsgteen_NapoliE non ci ho messo neanche un punto, al periodo che precede, perché ieri sera Bruce non ci ha neppure fatti respirare, anzi, ci ha riempito i polmoni, The Boss.
Solo che oggi, il soprintendente ai beni architettonici di Napoli, Giorgio Cozzolino, ci riporta coi piedi per terra sulle pagine de Il Mattino: “Quello di Bruce Springsteen sarà un concerto irripetibile”. Intende proprio irripetibile nel senso che non accadrà più una cosa così bella, perché, dichiara, mai più un concerto “si potrà ripetere in queste condizioni”. I problemi che segnala Cozzolino vanno dal tipo di evento da ospitare in una piazza, che deve essere culturale, al fatto che la piazza sia stata sfruttata per fini commerciali, dato che c’era un biglietto di ingresso, all’esclusione di cittadini e turisti dalla fruizione della piazza se estranei al concerto. Il soprintendente si preoccupa di chi ieri era a Napoli di passaggio, per esempio un crocierista, o un bambino in gita scolastica, che non ha potuto ammirare la chiesa di San Francesco di Paola in tutta la sua bellezza. Si riferisce, in particolare, a quei brutti teloni neri a protezione delle transenne messi lì per un accordo con le forze dell’ordine, per scongiurare ressa nei pressi della piazza. Teloni fortemente osteggiati dalla Soprintendenza, afferma, ma ai quali si è poi dovuto cedere per motivi di ordine pubblico.
Dice, il Soprintendente, che gli eventi vanno organizzati per tempo, perché solo così si può gestire la cosa in maniera rispettosa delle norme e della città. La prevendita dei biglietti è iniziata a dicembre scorso, cinque mesi fa, per un evento già programmato da tempo: quanto è necessario per organizzare il tutto nei dettagli? L’organizzazione non dovrebbe precedere la messa in vendita dei biglietti? Ah, già, funziona dappertutto così tranne che a Napoli: noi, se non risolviamo le cose in emergenza, ci sentiamo mancare l’aria, è che siamo proprio stati progettati così. Secondo: ma la Soprintendenza ha parlato almeno una volta con il Comune? Perché è il Comune che avrebbe dovuto far pagare l’occupazione di suolo pubblico all’organizzazione del concerto. E se si disattende anche un principio di base come questo, poi com’è che ci si ricorda il giorno dopo che la piazza era pubblica? Inoltre: sono pubbliche anche le chiese chiuse da decenni, che i turisti possono visitare solo durante il Maggio dei Monumenti. Della loro non fruibilità a tutti nessuno si preoccupa? E di quanti, ieri sera, ancora una volta, dopo averlo già fatto con Ligabue, hanno guardato il concerto dai balconi e dagli interni di Palazzo Reale, di competenza della Soprintendenza, non si parla? Loro hanno più diritto degli altri cittadini a guardare la chiesa? Certo, la presenza non è stata clamorosa come per Ligabue, quando quel balcone era pieno, ma ce n’erano anche ieri, e, memori del gran casino scatenatosi a luglio scorso, quando hanno capito di essere osservati sono entrati dentro, e noi, giù in piazza, guardavamo quelle sagome all’interno delle sale, sotto le cornici dei balconi, a ballare e cantare insieme a noi, figli delle galline bianche, perché invece avevamo speso 75 euro per vedere il loro stesso concerto. Su quello, soprintendente, nemmeno una parola?
E i venditori ambulanti abusivi che ho visto circolare in piazza? Chi li ha fatti entrare? Quelli che avevano bibite stipate negli zainetti termici, e birre tutte in vetro? E i venditori di impermeabili a 5,00 euro? Chi avrebbe dovuto evitare entrassero? Certo non la Soprintendenza, ovvio, ma un controllo che non c’è. E quella pedana per i disabili messa laggiù, a distanza inesorabile dal palco e senza neppure una protezione per la pioggia che si sapeva sarebbe arrivata? Non grida allo scandalo quella pedana che sembrava una cattedrale nel deserto? Dove sono i servizi sociali del Comune?
Bruce non basta a guarire una città, è vero, ma in una città dove il rispetto delle regole non esiste, dove nulla segue delle norme, degli accorgimenti e degli accordi, dove non sono democratici i mezzi pubblici, né la scuola, né il lavoro, com’è che dovrebbe essere democratica una piazza durante un concerto di uno che a 63 anni ci ha fatto vivere una magia e ci ha fatto un’iniezione di energia?
Allora, i discorsi vanno benissimo, il rispetto delle regole pure, ma iniziamo a rispettarle tutti. Liberiamo il cortile di Palazzo Reale dalle automobili in sosta selvaggia, buttiamo fuori i dipendenti (?) intrufolatisi a vedere il concerto. Poi parliamo del rispetto delle regole. Intanto balliamo con il Boss, che è meglio.

(da http://www.paralleloquarantuno.it)

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